Approccio Imprenditoriale: come aiuta lo Sport Trading

Approccio Imprenditoriale: come aiuta lo Sport Trading

Il mio percorso imprenditoriale è ciò che mi ha fornito il giusto approccio e mi è stato di grande aiuto nella trasformazione della mia passione per lo Sport Trading in attività professionale, anche se a dire il vero sono sempre stato un imprenditore atipico, piuttosto “americano” nelle mie visioni e nei miei ragionamenti, non facili da applicare al contesto della micro imprenditorialità italiana.

Non mi ritengo un “grande” imprenditore, assolutamente, le mie aziende sono più che altro piccole realtà: tuttavia per me essere imprenditori è questione di approccio, non esclusivamente di risultato.

L’imprenditore è per me innanzitutto chi investe in un progetto con l’obiettivo di costruire qualcosa di grande.

Cosa significa per me avere una visione imprenditoriale

Investimento e Visione sono per me i primi due fattori caratterizzanti di un approccio imprenditoriale, caratteristiche imprescindibili per il mio approccio allo Sport Trading.

Investire, come in qualsiasi azienda

Non è possibile fondare un’attività imprenditoriale senza capitale iniziale, e allo stesso modo non è possibile affrontare il percorso da sport trader senza un budget iniziale. E intendo un budget iniziale a totale rischio come nel caso del capitale sociale da investire in questa tipologia di attività. E proprio come succede nel mondo imprenditoriale, il primo capitale deve provenire dal patrimonio personale dell’imprenditore, il quale, prima di raccogliere nuove fonti di finanziamento esterne deve dimostrare la bontà e la redditività della propria idea. La maggior parte delle aziende italiane questo aspetto non l’hanno ancora capito, poi si stupiscono quando gli vengono negati i finanziamenti richiesti.

Dal budget di investimento alla visione

Importante per me anche il concetto di visione, anch’esso parallelo tra mondo imprenditoriale e Sport Trading.

L’imprenditore investe per costruire qualcosa di grande, per sé e per la collettività, aumentando il suo livello di benessere, ottenendo la libertà finanziaria, sviluppando servizi utili per gli altri e contribuendo allo sviluppo di posti di lavoro e di scambi di mercato (fornitori, professionisti, consulenti). Sa bene, nel momento in cui investe aprendo la propria attività, che tale visione richiederà sacrificio e tempo, ma non può e non deve rinunciare alla sua visione.

Allo stesso modo chi si avventura nel percorso professionale dello Sport Trading, per giustificare il grado di rischio, il tempo, il denaro investito e gli sforzi per crescere in questo difficile ambito deve, a mio parere, avere obiettivi eccezionali, sia individuali sia collettivi.

In merito all’interesse collettivo, nel fare impresa è evidente, ma per quanto riguarda lo Sport Trading, dato che è un’attività finanziaria prettamente individuale, il collegamento è di sicuro meno diretto.

La finalità del progetto

In ogni settore però, per me vale sempre la stessa regola: per ricevere ed ottenere è fondamentale anche e soprattutto “dare” e per me non è possibile pensare di performare al massimo delle mie potenzialità soltanto per finalità individuali, o ancora peggio per accumulare ricchezza fine a sé stessa. 

Quello che ho sempre osservato è che collegare le proprie ambizioni di rendimento a un obiettivo più grande, come ad esempio un progetto con finalità collettive, è molto più gratificante e stimolante, e sono convinto che incida positivamente nel setup globale dell’approccio psicologico a questa attività.

Il mio modo di individuare una finalità collettiva è molto semplice, nonché direttamente collegato al fare Impresa: un’ampia fetta della mia redditività è infatti direttamente canalizzata nelle mie aziende, il che mi permette di accelerare progetti di sviluppo esistenti, di sostenere nuove sperimentazioni, di assumere nuovo personale. 

Da questo punto di vista il mio rapporto Impresa-Investimenti è differente rispetto all’ordinario. Di solito infatti le risorse economiche destinate agli investimenti dell’Imprenditore derivano dagli utili delle proprie Imprese; nel mio caso, non è per forza così. Accade anche che gli investimenti imprenditoriali siano finanziati dalle disponibilità personali e che la rendita degli investimenti confluisca in azienda: alla quale quindi afferiscono nuove risorse senza toglierne alcuna. Il tutto grazie alla mia attività di Sport Trading.

Fare Trading per creare e sviluppare Impresa è decisamente uno dei miei obiettivi.

Il ruolo dell’imprenditore

Approcciare il mondo dello Sport Trading al pari di un’attività imprenditoriale mi porta altri vantaggi come ad esempio sviluppare il giusto distacco.

Questo aspetto è sicuramente frutto di una concezione abbastanza atipica del ruolo imprenditoriale, soprattutto nel superamento dell’immagine degli imprenditori perennemente immersi nella propria azienda, accentratori e totalmente identificati con l’azienda stessa, e del vecchio concetto ormai obsoleto del “titolare” padre e padrone.

Ho sempre avviato e gestito le mie attività con una concezione diversa, perché sono innamorato follemente della mia libertà personale e non avrei mai potuto chiudermi dentro una sola realtà.

L’imprenditore è colui che investe in un progetto, in una missione, è colui che detta le linee guida e nelle piccole aziende, non avendo a disposizione ancora l’intera prima linea manageriale, può partecipare alla definizione della linea strategica. 

L’imprenditore non è la sua azienda

Ma l’azienda è l’azienda e l’imprenditore è l’imprenditore, sono due figure distinte e differenti. L’imprenditore ha la funzione di dare supporto economico e indicare la via con l’obiettivo di far crescere la propria azienda.

L’azienda è dotata di una autonomia patrimoniale e gestionale indipendente dalla figura di chi l’ha fondata e sopravvive anche alla sua assenza, tant’è vero che le responsabilità possono essere delegate a figure manageriali e le quote societarie possono essere cedute potenzialmente senza impatto sull’attività quotidiana dell’azienda stessa.

Questa separazione di ruoli mi ha aiutato molto anche nel momento in cui, ad esempio, rappresento un ruolo manageriale ma non sono l’imprenditore, o magari non sono il solo.

Questo distacco mi ha aiutato anche nella mia attività di Sport Trader in cui è fondamentale non far coincidere la propria persona con un’attività professionale, che per definizione può andare bene o male, con conseguente impatto sul patrimonio iniziale, ma non sulla persona stessa.

Avere il giusto punto di vista mi aiuta a sviluppare e mantenere il giusto equilibrio, sempre fondamentale in questa tipologia di attività.

L’importanza del bilancio annuale

Un’altra similitudine importante tra Fare Impresa e Sport Trading è la rappresentazione dei risultati attraverso il bilancio annuale.

Il bilancio dell’anno è molto importante, perché in nessuna azienda si misura il benessere della stessa attraverso il fatturato giornaliero.

Allo stesso modo l’attività di Sport Trading è indipendente dal singolo movimento del giorno, e come qualunque attività aziendale misurerà il proprio rendimento secondo periodi decisamente più lunghi (mesi, trimestri, anno).

Ecco allora che il valore del bilancio annuale assume per me una centralità assoluta non solo per il rendimento in se stesso, ma anche per le scelte stesse.

La visione di lungo periodo

L’approccio imprenditoriale allo Sport Trading mi aiuta in questo caso a mantenere la visione di lungo periodo. Con meno ragionamento e una minore osservazione dei dati c’è il rischio, al contrario, di rimanere ancorati a una visione di breve periodo.

Il tutto vale sia per l’Imprenditoria sia per lo Sport Trading, che in realtà sono mondi ricchi di affinità e similitudini.

Per quanto mi riguarda, le differenze tra le due sono scomparse nel 2021, l’anno che ha decretato il passaggio da una gestione individuale a una gestione aziendale. 

La mia attività di Sport Trader infatti non è più stata eseguita per finalità personali ma all’interno di un progetto aziendale di sviluppo e decisamente più esteso.

Svoltare mentalmente in questo modo mi ha permesso di mantenere il giusto distacco e di gestire contemporaneamente volumi e numeri più alti.

E non solo, è anche aumentato il livello di performance grazie al senso di responsabilità determinato dalla motivazione, ovvero un progetto di sviluppo che, grazie ad una base imprenditoriale concreta, è stato poi sviluppato anche su altre aree.

Essere gestore non più solo del mio patrimonio, ma di un patrimonio aziendale è stato per me fonte di motivazione e performance.

Alzare progressivamente il livello motivazionale è infatti un altro punto fondamentale nella configurazione del giusto approccio di uno Sport Trader professionista al mondo dello Sport Trading.

Sport Trading: matematica o arte?

Sport Trading: matematica o arte?

Da anni ho osservato il proliferare di metodi per “fare” Sport Trading, tutti proposti come infallibili e necessari.

Guide, manuali, software gestionali… numerose le soluzioni proposte come “le più efficaci” per districarsi nel mondo del trading sportivo verso il suo obiettivo di diventarne un professionista

Soprattutto numeri, presentati come rimedio e possibilità per guadagnare, avere successo e vivere bene.

Il passo successivo, una volta diventato adulto e sulla base delle mie esperienze, è stato chiedermi quanto effettivamente contano i numeri nella vita. 

Sono essenziali (e sufficienti) per chi vuole raggiungere dei traguardi significativi, oppure serve anche altro?

I numeri

Anche se attribuisco molta importanza ai numeri, con cui ho da sempre un ottimo feeling, credo che il loro utilizzo debba essere circoscritto a determinati ambiti.

Senz’altro l’analisi statistica aiuta a restringere con maggior precisione il campo delle possibili scelte, mentre un approccio data driven è funzionale a correggere la propria strategia e migliorarla continuamente, come ho appurato nel corso delle mie esperienze imprenditoriali.

È altresì vero che non si può definire tutto attraverso i numeri e che il sistema non può essere automatizzato del tutto seguendo una logica puramente matematica abbinata allo Sport Trading. La componente umana rappresenta un elemento altrettanto fondamentale, con il suo carico di consapevolezza e di percezioni individuali.

L’intuito

Viviamo in un’epoca storica dominata dalla razionalità e l’errore è cercare di etichettare tutto, ogni minima cosa, attraverso la logica e il raziocinio. Al contrario, il ruolo dell’intuito, delle percezioni, delle sensazioni e di tutto quel che può essere riferito alla sfera della sensibilità personale, viene demonizzato e relegato nell’ambito del superfluo e dell’inutile.

In realtà, invece, è bene coltivare la soggettività, perché da questa parte nobile della nostra psiche possiamo attingere capacità e potenzialità essenziali per il nostro approccio al mondo del lavoro e all’analisi dei dati.

Fidarsi di sé stessi e delle proprie intuizioni equivale a completare la razionalità, che pure è importante ma non esaustiva. 

Un approccio integrato tra le due sfere aiuta infatti a produrre dati e performance notevolmente superiori rispetto al diffuso approccio basato sulla sola razionalità, poiché riesce a cogliere degli elementi raggiungibili solo attraverso la logica emozionale. 

A questo punto è fondamentale imparare a riconoscere queste nostre risorse, a dar loro spazio e a valorizzarle per il contributo che possono offrire. 

Non è semplice ma è possibile e il primo passo è cercare di capire quali siano le condizioni che ci permettono di accedere a tali potenzialità, che in fin dei conti sono già dentro di noi e pagano lo scotto della consapevolezza che ci manca. 

Ma se abbiamo davvero la volontà di scoprire quanto il nostro intuito, assolutamente soggettivo, sia determinante per la riuscita nel lavoro e per il raggiungimento di un equilibrio personale, potremo trarne benefici percepibili nell’immediato.

L’arte di questa professione

La verità come sempre sta nel mezzo: credo sia corretto utilizzare la matematica e la razionalità all’interno dello Sport Trading per identificare e restringere il campo d’azione. 

Definire binari indispensabili per una profittabilità nel lungo periodo rimane comunque un imperativo categorico per ottenere risultati tangibili e concreti, questo è importante sottolinearlo. Nello Sport Trading come in altre professioni di tipo imprenditoriale.

Ma all’interno di quei binari ritengo possa essere interessante e appagante muoversi anche con creatività, lasciando spazio alle sensazioni personali e alle percezioni più profonde che ognuno di noi ha dentro di sé. 

Solo così è possibile procedere nella direzione di trasformare il proprio lavoro in una forma d’arte unica. Unica proprio perché è la componente soggettiva a renderla non replicabile. 

Nello Sport Trading, matematica, scienza e intuito sono quindi elementi strettamente interconnessi per creare una professionalità solida e ben definita, e raggiungere gli obiettivi prefissati. Basta imparare a dosarli e ad assegnare a ognuno il posto che merita.

Cosa serve per diventare Trader Sportivo: le 10 caratteristiche abilitanti

Cosa serve per diventare Trader Sportivo: le 10 caratteristiche abilitanti

Diventare Trader Sportivo Professionista è un’impresa impegnativa, e sono poche le persone che riescono a raggiungere questo obiettivo.

Il motivo è semplice: il professionista deve possedere contemporaneamente molteplici qualità e caratteristiche imprescindibili. La figura dello Sport Trader, e la sua attività lavorativa, richiedono infatti una specializzazione tecnica e un bagaglio di competenze personali che, oltre a rappresentare una ‘conditio sine qua non’ per la partenza, assicurano anche la riuscita del piano progettuale previsto.

Andando oltre alla parte puramente tecnica e strategica, esaminiamo uno ad uno i 10 skill a mio parare necessari per intraprendere questa professione:

1. Propensione al rischio

Un Trader Sportivo ha in generale una elevata propensione al rischio. 

Non sono adatte le persone che hanno un atteggiamento prudenziale rispetto alla gestione finanziaria nello specifico, e alla vita in generale.

Del resto i grandissimi benefici che può offrire il successo in questa tipologia di lavoro sono così elevati proprio perché l’attività di Sport Trader rientra tra le attività finanziarie generalmente ad alto rischio.

Metodo e controllo sono fondamentali, mentre la prudenza e l’ansia sono fattori fortemente limitanti per diventare un trader sportivo.

Questo non è il luogo per cercare certezze, l’unica sicurezza che uno Sport Trader possiede è la consapevolezza del proprio metodo e delle proprie capacità.

2. Budget e visione finanziaria

Un professionista nell’ambito dello Sport Trading è dotato di un budget predefinito, così come avviene in qualsiasi attività finanziaria legata al mondo degli investimenti, e così come dovrebbe essere al momento di iniziare qualsiasi nuova attività.

Il budget deve essere totalmente separato dai movimenti finanziari personali e aziendali. E’ gestito con tecniche di money management ed è rigorosamente indipendente dal fabbisogno finanziario primario del Trader, che teoricamente dovrebbe essere in grado di sostenere senza problemi la perdita totale del budget stanziato. 

Personalmente ho sempre affrontato la questione con una mentalità imprenditoriale: per me predefinire un budget equivale esattamente al versamento del capitale sociale nel momento in cui una nuova società viene fondata. Tale versamento è per definizione “capitale di rischio” e quindi è potenzialmente esposto a rischio perdita.

3. Visione a Lungo Termine

Un professionista ha necessariamente una visione a lungo termine.

Le sue performance, nonché il rendimento del capitale destinato a tale attività (per definizione ‘yield’) sono misurate generalmente nell’arco dell’anno solare, come avviene per il bilancio di ogni attività economica.

Personalmente, investendo nel mercato degli eventi legati al Calcio nei principali campionati europei, utilizzo l’arco temporale su cui solitamente si spalmano tali eventi, con le stagioni sportive che generalmente vanno da metà Agosto a fine Maggio, a cui saltuariamente si aggiungono appuntamenti eccezionali estivi (come Europei o Mondiali) che valuto appunto come eventi eccezionali fuori stagione.

Avere una visione a lungo termine non è antitetica ad una programmazione e misurazione sul breve periodo, anzi tutt’altro. I miei OKR (Objectives and Key Results) annuali sono infatti suddivisi su base mensile e gli stessi, a loro volta, ripartiti su base settimanale.

Ciò non toglie che un professionista debba avere pazienza e visione a lungo termine, anche per gestire i momenti di down che sono inevitabilmente fisiologici.

4. Entrate Diversificate

Il mercato degli eventi sportivi non è l’unico ambito di investimento di uno Sport Trader, anche se ovviamente rappresenta il terreno fondamentale, principale e prioritario.

Come accade per le altre attività finanziarie, diversificare i propri investimenti, e anche il proprio lavoro, assicurandosi diversi tipi di entrate economiche, aiuta a spalmare il rischio finanziario e ad alleggerire l’inevitabile peso psicologico dell’attività.

Il mio primo lavoro fino a qualche anno fa era focalizzato sulle aziende che ho fondato, gestito e contribuito a far crescere; questo lavoro mi è servito anche a costruire un mindset utile nel mondo dello Sport Trading.

Da qualche anno invece i ruoli si sono invertiti: lo Sport Trading è diventato il primo lavoro, mentre le mie aziende, ormai mature, rappresentano la seconda fonte di reddito e di energia dedicata. E la base solida per affrontare gli altri progetti. 

5. Competenza Specifica di Settore

Warren Buffett, uno dei miei punti di riferimento in materia di investimenti, sostiene come principio cardine che si deve investire solo negli ambiti di cui si conoscono le dinamiche.

Credo che questo sia un principio assolutamente fondamentale.

Un professionista, come in questo caso il Trader Sportivo, non è un tuttologo, e non si lascia coinvolgere in qualsiasi tipologia di evento. Al contrario, lui conosce molto bene degli ambiti ben precisi e si muove all’interno degli stessi.

Qual è la competenza specifica di uno Sport Trader? La sua attività consiste essenzialmente nel dare una lettura corretta all’andamento di un evento sportivo, e nell’agire di conseguenza in termini di investimento. Per leggere correttamente un evento sportivo è quindi necessaria una conoscenza approfondita delle dinamiche dell’evento stesso e dello sport in questione.

Ad esempio, personalmente, pur essendo appassionato di tutto il Calcio a livello mondiale, focalizzo i miei investimenti solo sui principali campionati europei (Inghilterra, Italia, Francia, Spagna e Germania), rispetto ai quali possono contare sulle mie competenze specialistiche.

6. Metodo

Non esiste un metodo universale che agevoli il diventare un trader sportivo, né tantomeno una formula magica.

Ma allo stesso tempo non esiste alcun professionista senza un proprio metodo codificato.

Il metodo è soggettivo, individuale, costruito grazie ad anni di sperimentazioni ed errori, spesso costosi, e soggetto a costante ottimizzazione e miglioramento.

Anni fa, quando ho iniziato ad avere la consapevolezza di poter trasformare questa passione in lavoro, ho subito compreso l’esigenza di una metodologia codificata. Rigida, spesso difficile da rispettare e causa di insofferenza, ma indispensabile per creare quella forma di disciplina davvero essenziale per un Trader Sportivo.

Poi nel tempo quel metodo sicuramente troppo rigido (ma funzionale) si è alleggerito e aperto a delle “variazioni sul tema” che ne hanno aumentato le performance. Ma nella fase iniziale è stato essenziale e mi ha aiutato a costruire la mia professionalità e una solida base lavorativa.

7. Resilienza

La Resilienza è definita in psicologia come la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.

Per chi vuole diventare Trader Sportivo la resilienza rappresenta sicuramente un punto di forza, in un mondo che non offre certezze ed espone a fasi difficili determinate dalla varianza o dalle bad run. In questo caso l’esperienza, la visione a lungo termine, la tenacia e la consapevolezza di sé e dei propri mezzi sono fondamentali.

La resilienza si allena, proprio come ogni altra caratteristica psicofisica del proprio corpo.

Come si allena? 

Nel mio caso ho trovato molto utile conoscere teoria e tecnica dei processi mentali che influenzano i processi decisionali, al fine di migliorarli e di renderli sempre più resistenti all’evento o al periodo stressante.

Ma la sola teoria come in tutti i campi non basta, perché il vero allenamento, come nelle prestazioni atletiche, è determinato dalla ripetizione del gesto. Di conseguenza, nel caso dello Sport Trading, è importante imparare a gestire i momenti fisiologici di difficoltà: dopo averli affrontati con lo spirito giusto, e anche superati e vinti, si acquisisce quella consapevolezza delle proprie potenzialità che non può mancare in questo tipo di professione. 

8. Umiltà

Atteggiamento umile, autocritico e aperto al cambiamento come forma di miglioramento: questo è essenziale in un settore in continua evoluzione come lo Sport Trading.

Il termine e la definizione (in inglese) di coachability rendono meglio l’idea:

Coachability is the combination of the mindsets and behaviors for continuously integrating feedback to drive growth and change within ourselves.

In questo mondo i feedback sono dettati dai i dati che devono sempre guidare il professionista al miglioramento attraverso un approccio autocritico e costruttivo.

Come descritto in precedenza costruirsi una propria Metodologia è fondamentale per affrontare con profitto questo tipo di attività. La costruzione di un buon metodo richiede necessariamente la capacità di imparare dagli errori, che a sua volta richiede la capacità di umile autocritica. Nel mio caso non è stato difficile essendo da sempre predisposto all’apprendimento e al cambiamento, intesa come continua possibilità di migliorarmi, sotto tutti i punti di vista.

Socrate affermava “Io so di non sapere” per predisporre se stesso alla totale apertura nei confronti dell’apprendimento, e personalmente ho da sempre fatto mio questo concetto.

9. Supporto esterno

Per chi si cimenta a livello professionale in questa professione credo sia fondamentale avere dei propri punti di riferimento, siano essi amici o familiari.

L’uomo è un’animale sociale e come tale non può vivere in isolamento.

Un Trader Sportivo tende solitamente a condividere poco della propria attività, per tanti motivi: dalla sensibilità dei dati finanziari in questione, fino ad un pregiudizio nei confronti di un settore spesso accostato, a torto, al mondo delle scommesse e del gioco.

Per questo motivo è naturale per un professionista condividere con pochi intimi la quotidianità di un lavoro molto stimolante ma a tratti stressante, e l’appoggio di quei pochi è essenziale.

Per quanto mi riguarda ho avuto la fortuna di beneficiare, sin dai primi esperimenti, dell’appoggio incondizionato della mia compagna, allora fidanzata e adesso moglie, che mi ha sempre sostenuto e mai ostacolato, soprattutto nei momenti difficili.

E se sono qui a scrivere questo blog lo devo in gran parte a parte a lei.

10. Predisposizione alla Mobilità

Se da un lato uno Sport Trader ha l’invidiabile possibilità di vivere ovunque ci sia una connessione internet, dall’altro ha la sfortuna di lavorare in un contesto legislativo e fiscale destrutturato e spesso ostacolato.

Non tutti i paesi infatti consentono al professionista del settore di utilizzare piattaforme professionali (betting exchange / betting brokerage) e soprattutto di regolamentare fiscalmente le sue entrate.

Personalmente è questa la motivazione che ha guidato il mio fortunato trasferimento in Slovenia, un paese moderno, aperto e libero, che mi permette di esercitare questa professione.

Al contrario in Italia avrei dovuto lavorare in un panorama di illegalità: assolutamente demotivante e ingiusta nei confronti di chi ha l’abilità di praticare con profitto questa bellissima attività.

Paura del Successo: la mia esperienza di Sport Trader

Paura del Successo: la mia esperienza di Sport Trader

La prima paura che ho incontrato nel mio percorso di autoanalisi è stata proprio la paura del successo

La sua stessa esistenza sembra andare contro la logica comune. Perché mai una persona sana di mente dovrebbe aver paura di raggiungere il successo?

Eppure la paura del successo (chiamata anche paura della riuscita o nikefobia) è più comune di quanto non si pensi.

E ad oggi mi è quasi incredibile ricordare che questa paura mi ha limitato per quasi 20 anni, in diversi ambiti.

Solitamente si mostrava in modo sadico, attraverso l’autosabotaggio.

In pratica ogni volta che arrivavo ad un livello di successo più alto del normale, inevitabilmente mi imbattevo in una circostanza imprevista. Oppure commettevo un errore stupido, che demoliva tutto e mi obbligava a ripartire da zero.

Anche durante l’adolescenza, nel mio percorso scolastico e nello sport, sono sempre stato quello molto bravo e talentuoso che ci andava vicino. Ma a cui mancava sempre qualcosa.

In qualunque ambito mi cimentassi, ottenevo ottimi risultati: partivo benissimo (solitamente a razzo), facevo poca fatica e arrivavo sempre a un passo dal successo completo.

La verità è che il successo fa paura. Oggi lo so.

Perché il successo fa paura?

Il successo fa paura a te stesso e agli altri, perché ti cambia radicalmente, ti allontana da quello che sei stato fino a quel momento e da come gli altri ti vedono e ti vogliono vedere.

Con il successo hai il centro dell’attenzione, come un bambino di 3 anni che riceve tutte le attenzioni, che può desiderare tutto e ottenere tutto. E questo fa paura.

Fa paura pensarsi diversi, fa paura esporsi, non solo alle (poche) ammirazioni ma anche e soprattutto alle (tante) invidie.

Successo vuol dire completa “Libertà” e questo ad alcuni può fare spavento.

Nel mio caso non direttamente, perché ho sempre ambito a raggiungere il successo. Ma magari a chi vorrebbe che restassi sempre uguale.

Purtroppo sono cresciuto in un contesto culturale ed educativo in cui il successo è sempre stato ostacolato. A differenza del contesto educativo americano, ad esempio, in cui il successo è la massima aspirazione, è alla portata di tutti e viene supportato e stimolato continuamente.

Come raggiungere il successo?

In Italia tutte le istituzioni che concorrono alla formazione di una persona ostacolano in qualche modo il successo. Dallo Stato che preferisce avere dipendenti pubblici senza libertà di pensiero  piuttosto che imprenditori lungimiranti, alla Scuola che non insegna l’ambizione, che non coltiva il sogno del bambino o dell’adolescente. Fino ai Genitori, che vorrebbero i loro bambini sempre uguali e sempre vicino casa.

Se hai successo diventi libero, e questo fa paura. (D’altronde l’erba voglio esiste solo nel giardino del Re, ti dicono… giusto??)

Succede quindi che, in modo inconsapevole, percepisci i rischi di un successo, i rischi di deludere chi ami, i rischi di cambiare Stato o i rischi di rinnegare i tuoi principi educativi.

E allora è più facile autosabotarsi.

Come ho risolto il problema

Come dice Igor Sibaldi, ponendosi le domande. Ed ecco alcune delle mie:

  • Sei pronto ad esporti?
  • Sei pronto ad avere il centro dell’attenzione?
  • Sei pronto ad essere invidiato e criticato?
  • Sei pronto a poter desiderare tutto quello che vuoi?
  • Sei pronto ad allontanarti da chi vuole che tu rimanga sempre lo stesso?
  • Sei pronto ad aggirare gli ostacoli di chi ti metterà i bastoni tra le ruote?
  • Sei pronto eventualmente a cambiare Stato?
  • Sei pronto a cambiare il tuo pensiero?
  • Sei pronto a realizzare la vita che (solo tu) vuoi?

Quando ho risposto con un “” convinto ed emozionato a tutte queste domande è iniziato il mio personale viaggio verso successo!

L’inganno del tempo: cambiare prospettiva per abbracciare il successo

L’inganno del tempo: cambiare prospettiva per abbracciare il successo

Ho sempre avuto un problema: la mia eterna fretta.

Nella vita ho inseguito la velocità sempre e comunque. Nel privato e nella professione.

Velocità nel prendere una decisione, nell’acquistare un bene o un servizio, nel prepararmi al mattino. Velocità a tutti i costi.

Qualcosa tuttavia è cambiato, forse a causa delle volte in cui ho preso una decisione corretta, ho cambiato rotta al primo segnale negativo e ho poi scoperto che avevo ragione all’inizio. 

Oppure perché ho passato i 40 e ho capito che il correre veloce ti porterebbe altrettanto velocemente alla destinazione finale, ma chi vuole raggiungere velocemente il punto di arrivo di questo splendido percorso che è la vita?

Imparare dai propri errori e cambiare prospettiva

Ho avuto dei segnali che mi hanno fatto riflettere, ad esempio nel momento in cui spiegavo alla mia mental coach la mia insoddisfazione nel non aver chiuso subito un rapporto di lavoro con un mio manager. Avevo capito fin dal principio che la persona in questione non aveva idee, valori e visioni coerenti con le mie (e quindi con quelle della mia azienda); però ho aspettato oltre il periodo di prova di 4 mesi, e ho chiuso il rapporto dopo ben 14 mesi.

Avevo sempre valutato questa mia esperienza come un evidente errore fino a quando proprio la mia mental coach ha chiuso una nostra sessione con un interrogativo. “E se questo episodio fosse espressione della tua esigenza di dilatare le tempistiche, del patto che hai fatto con te stesso di imparare ad aspettare?”. 

Credo sia proprio andata così e lo vivo quotidianamente in altre situazioni.

A volte mi alzo più tardi, cosa che prima non ero abituato a fare, perché mi sentivo in ritardo con gli impegni giornalieri. 

Un giorno, erano le 8:00, e mentre mi facevo la barba allenavo il mio inglese ascoltando la BBC alla radio fino a quando il giornalista inglese ha esordito con un “Good Morning, it’s 7:00 o’ clock”.

In quel momento ho avuto una sorta di illuminazione: ero in ritardo secondo il mio orario abituale, ma se solo mi fossi pensato a Londra o in un altra città, come spesso mi accade durante l’anno, non sarei stato in ritardo, anzi.

Tutto si sta facendo più chiaro e sta producendo un cambio di visione che credo possa essere determinante per il mio futuro come persona e come professionista.

Il tempo è una convenzione

Il tempo non esiste in natura, un albero non sa che ore sono, un gatto risponde a bisogni fisiologici ma non sa che ore sono.

Siamo noi, esseri umani ritenuti più intelligenti (ma davvero??) a rovinarci la vita con il tempo e soprattutto con l’idea di scarsità del tempo che ci porta a vivere tutto di fretta, ad accelerare qualsiasi processo dato che per definizione di tempo ce n’è poco.

Attenzione hai già 40 anni e devi fare per forza un figlio. Ma chi lo dice che è tardi? Ma chi dice che devo farlo per forza?

In realtà di tempo ne abbiamo quanto ne vogliamo se puntiamo a valorizzarlo, a viverlo anziché ad attendere che passi. Basta sintonizzarsi ognuno sulla propria frequenza piuttosto che vivere sulle frequenze altrui. 

Ultimamente nel mio feed Instagram ho letto una frase che mi ha emozionato: tutti vogliono allungare il tempo, ma bisognerebbe imparare ad allargarlo.

Tra l’altro i recenti studi di fisica quantistica dimostrano abbastanza chiaramente l’esistenza di multi dimensioni spaziali e temporali, dimostrando chiaramente che quanto conosciamo dei concetti di spazio e di tempo sia arbitrario e limitante.

Credo che il rapporto con il tempo sia una delle chiavi per il successo di uno Sport Trader e che imparare a vivere sulla propria personale frequenza sia fondamentale per il proprio successo.

È tutta questione di tempo, ma di tempo individuale perché anche breve termine e lungo termine sono concetti arbitrari se slegati dal flusso della propria energia. 

Alla fine diventa più facile prendere decisioni, più facile attendere l’occasione giusta ed è più facile avere una visione orientata al futuro, con la consapevolezza che di tempo ne abbiamo, sempre e comunque.